Alessia Tamanini ed Elisa Furlani ci raccontano la loro esperienza di volontariato con l’Oratorio di Vigolo Vattaro
Com’è nato il gruppo, da dove è nata l’idea?
Alessia
Con un gruppetto di amici cinque anni fa, durante un campeggio è nato il desiderio di provare a ricominciare l’attività di animazione in oratorio che si era fermata da qualche anno.
Elisa
Quando abbiamo cominciato a fare gli animatori in campeggio, nell’estate della nostra prima superiore, abbiamo vissuto un’esperienza incredibile e bellissima, tanto che ci sembrava un peccato dover aspettare un anno intero prima di poter vivere nuovamente dei momenti così belli insieme, sia tra noi animatori, sia con i bambini; allora abbiamo proposto agli adulti del campeggio di vederci anche durante l’anno, magari una volta ogni due settimane, o una volta alla settimana, e pensare a qualche giornata per animare i bambini. Di fronte a questa intuizione avevamo in mente anche i “mercoledì dell’oratorio” in cui i ragazzi più grandi di noi ci facevano da animatori quando noi eravamo bimbi delle elementari. A partire quindi da quella che era stata la nostra esperienza alle elementari (da animati) e alle superiori (da animatori) abbiamo pensato che potesse essere una bella idea quella di mantenere una continuità con bambini e amici animatori. Così abbiamo cominciato a vederci, e ogni mese preparavamo una giornata a tema per i bambini, e sia nella preparazione che nell’attuazione delle attività, il gruppo animatori andava via via consolidandosi sempre di più! Siamo partiti in 5 animatori, e oggi, dopo esattamente 7 anni, il gruppo conta 30 animatori!
Come mai hai iniziato a fare l’animatore?
Alessia
I bei ricordi delle mie giornate in oratorio mi hanno spinta a pensare di essere animatrice, prima solo per i campeggi, poi cercando di fare altre attività in oratorio e una bella esperienza di gruppo con gli altri giovani.
Elisa
Ho iniziato a fare l’animatrice in campeggio perché ammiravo molto gli animatori quando io era bambina, e non vedevo l’ora che arrivasse anche per me il momento di ricoprire questo “ruolo”! Sin da subito mi è piaciuto molto fare l’animatrice, così ho continuato anche durante l’anno in oratorio!
Cosa significa per te?
Alessia
Per me essere animatrice è l’occasione per mettermi in gioco continuamente nel relazionarmi con gli altri animatori e con i bambini.
Elisa
Per me l’esperienza da animatrice ha e ha avuto un grande significato, mi ha insegnato tante cose, e mi ha aiutata a trovare quella che ho scoperto essere la mia vocazione: fare la maestra. Per me i giorni passati in campeggio, in oratorio, gli incontri che abbiamo fatto con la diocesi e gli altri gruppi parrocchiali e le persone incontrate sono stati fondamentali per la mia crescita e mi hanno sempre fatto capire tante cose. Fare l’animatore è un servizio gratuito, è mettersi a disposizione dell’altro; fare l’animatore a un bambino piu piccolo non vuol dire “comandare”, guardarlo dall’alto al basso, ma vuol dire abbassarsi fino ad arrivare a guardarlo negli occhi, alla sua altezza, ed essere lì per lui, con lui. Vuol dire giocare con lui, ascoltarlo, provocarlo, volergli bene. Il ruolo dell’animatore è un po’ un ruolo di guida: la guida non guarda sè stessa, ma guarda all’altro, e gli sta accanto tenendolo per mano senza imporre niente.
C’è un momento particolare che ti ha colpito durante la tua esperienza di animatore?
Alessia
Una delle esperienze che mi ha colpito di più è stato l’oratorio estivo di quest’estate, perché dopo il lockdown e tanto tempo che non ci vedevamo e non vedevamo i bambini, è stato bello vederli insieme e passare del tempo con loro, nonostante tutte le regole e le restrizioni che c’erano da seguire.
Elisa
Tanti sono i momenti belli che mi porto nel cuore con i bambini, gli animatori, e gli adulti, ma se devo raccontare di un’esperienza particolare che mi ha colpita, vorrei riportare una cosa successa nell’ultimo campeggio di due anni fa: Noi grandi avevamo organizzato un gioco di logica in cui alcuni animatori (tra cui me) rispondevamo alle domande che ci facevano i bambini sulla base di un criterio fisso: se la domanda finiva con le vocali “a” “e”, noi rispondavamo “sì”; se finiva per “i” “o”, rispondavamo “no”, e se finiva per “u”, “forse”. Le squadre (arrivavano a turni nella sala in cui si faceva questo gioco) dovevamo riempire gli animatori di domande, cercando di capire questa regola; i bambini di quinta elementare si autoproclamavano capisquadra, ed erano quelli che prendevano parola più spesso, cercando di indovinare il criterio; seguiti dai bambini di quarta elementare, i grandi sfornavano un’ipotesi dopo l’altra, aspettando la conferma con la risposta alla domanda successiva. Ad un certo punto, un bambino di prima elementare (di fatto il più piccolo tra tutti i bambini del campeggio) dice la soluzione: Impeccabile. Noi siamo rimasti di stucco; la squadra ha esultato e si è complimentata con lui; lui era felicissimo. Questo semplice episodio per me è stato un grande insegnamento , perché mi ha fatto capire che i bambini non vanno sottovalutati, infatti sono molto più intelligenti di quanto noi possiamo pensare; quante volte un bambino se ne esce con una domanda o un’osservazione che nemmeno un adulto sarebbe stato in grado di fare? I bambini sorprendono, meravigliano, e noi come animatori, adulti (e io penso anche a me come futura maestra), dobbiamo tener ben presente questa cosa. Questi piccoli uomini hanno dei potenziali.
Per seguire le loro avventure…calamaleonti_su_per_i_monti