Ogni anno sul fiorire della primavera ricorre la sagra del patrono del paese di Vigolo Vattaro, San Giorgio. 

Egli nacque in Cappadocia da genitori cristiani e perciò anche lui si avvicinò fin da piccolo alla religione cristiana. A soli 11 anni fu arruolato nella milizia imperiale, visto che sapeva maneggiare bene le armi. Grazie al suo valore salì rapidamente di grado fino ad arrivare a quello di capitano. 

San Giorgio è, per questo, esempio di forza e di ardore, motivo per cui fu rappresentato in atto di confliggere con la lancia il diavolo. 

Egli, nella terribile persecuzione di Diocleziano, motivava i cristiani a resistere alle sofferenze. Ma fu poi lui stesso martire di questa persecuzioni. Diocleziano, infatti, lo condannò a terribili supplizi e, alla fine, gli fu troncata la testa. 

San Giorgio viene venerato in diversi luoghi, ma specialmente in Inghilterra.

San Giorgio

Anche a Vigolo si festeggia in suo onore e mia nonna racconta cosa facevano loro in questo giorno speciale.

Questo giorno era dedicato ad alcune tradizioni religiose e familiari, ma non solo, i festeggiamenti continuavano per giorni.

Si iniziava, la mattina, con la predica di San Giorgio, durante la funzione religiosa. 

La sera, invece, si celebravano i Vespri e veniva fatta la processione per le vie del paese con la statua del Santo ed anche la reliquia. 

Gli altri giorni invece la chiesa suonava il cosiddetto “campanò“, ovvero rintocchi di campane alternate, per il giorno della sagra.

Un’altra tradizione è quella del  ‘’Triduo’’ e della ”Novena a S. Giorgio’’.

Il Triduo sono tre giorni di preghiere, mentre la Novena, sono nove giorni di preghiera. 

Per quanto riguarda invece quello che si faceva all’interno della famiglia, mia nonna ci racconta che era usanza fare una torta e alcuni dolci, seguiti poi da un buon pranzetto. 

Un ricordo speciale che lei ha di questi giorni di festa è di quando, dopo la messa, i ragazzi si fermavano al bar e festeggiavano con un gelato fresco che allora costava solo 10 lire.

Un’altra usanza, da noi ancora conosciuta, è il vaso della fortuna.

Nell’anno in cui mia nonna ha scritto questo tema, ovvero nel 1960, racconta anche che quell’anno c’era anche una bancarella carica di dolci di ogni tipo, giocattoli e una giostra. 

E tu, vuoi raccontarci qualche aneddoto speciale su questa sagra?