L’importanza dell’attività mineraria era tale per cui non era monopolio della signoria locale, ma anche del governo imperiale tirolese di Innsbruck; infatti nella convenzione del 12 gennaio 1531 venne stabilito, tra il vescovo di Trento Bernardo Clesio, l’imperatore Carlo V e il duca Ferdinando d’Asburgo, che solo le miniere di ferro erano esclusiva pertinenza della Camera Vescovile, tutte le altre avevano un’amministrazione cumulativa tra l’episcopato trentino e il conte del Tirolo.

Riprendendo quanto detto nell’articolo precedente, sebbene la miniera di Calceranica abbia radici antiche, se ne ha testimonianza scritta solo a partire dal Cinquecento. Da queste testimonianze si apprende che le aree significative della miniera sopra Calceranica erano quattro: ai Somi, dette le Mandole, a Campregher, al Zoventèl sotto Vattaro e a Bosentino-Migazzone.

Da atti notarili e registri minerali si ricava che nel 1595 Samuel Seeman e Daniel Wallinger erano i concessionari della miniera, che apparterrà poi nel corso dei Seicento prima ai Busio Castelletti di Nomi e in seguito alla stirpe dei Dal Monte.

Nel 1650 Antonio dal Monte perse la concessione che venne data al nobile Ferdinando de Someda, al quale però fu revocata per cattiva conduzione nel 1654 in favore del fratello; nel 1663 andò nelle mani di Simone Pietro Barbi, che nel 1664 la vendette agli eredi di Antonio del Monte. Nel 1665 allo stesso Simone Pietro Barbi venne concessa una nuova miniera “alla Mandola“, che gli fu sequestrata nel 1678 dal governo imperiale. La concessione della miniera passò poi alla famiglia Thamanini a Kemina di Calceranica, di origine morava, che vi ricavò vetriolo, zolfo, spolverino e piccole quantità di argento.

Nel corso dell’Ottocento la miniera venne sfruttata per ricavare, macinando a mano la pirite, principalmente lo spolverino d’oro (sugarina), polvere assorbente utilizzata per i manoscritti; questa attività venne intrapresa dalla famiglia Schmid di Calceranica nel comune di Vattaro nella Miniera Andreolle, un pozzo alla confluenza del torrente Tambario nel Mandola, ottenendo una produzione media di 500 quintali annui di prodotto grezzo.

Ai primi del Novecento Dario Graziadei, farmacista di Caldonazzo, condusse dei sondaggi alla miniera Andreolle a Vattaro e a Bosentino-Migazzone, egli nel 1905 costituì una società con Abramo Pasqualini di Bosentino e Francesco Eugenio Tomasi di Trento riaprendo i lavori alla miniera Andreolle, rinominata Campo Aurora, e a Bosentino-Migazzione alla antica galleria alla Mandola, rinominata Campo Maria. La società si sciolse con l’avvento della Prima Guerra mondiale, durante la quale la miniera venne sfruttata a scopi bellici.

Nel 1922 si ebbe una ripresa dell’attività mineraria ad opera della Società Anonima di Calceranica, per la produzione di acido solforico; nel 1929 infine la miniera passò alla società Montecatini, che la ampliò portando la produzione a 100.000 tonnellate l’anno anno fino al 1964, anno di chiusura definitiva della miniera.